Intervista a Romina Lombardi

05.04.2020

SCRITTRICE, POETESSA, DIRETTRICE DEL MAGAZINE "L'ORDINARIO"

Benvenuta Romina Lombardi,

Parlaci un po' di te. Chi sei? Cosa fai? E soprattutto dove vai?

Ma grazie a voi per questo spazio!

Vado a sbattere dentro la realtà!! Ahaha, me l'avete proprio levata di bocca, ma in fondo, non è un po' così? Noi scrittori amiamo vivere in mondi di fantasia, fare progetti che magari poi non si realizzano. Anche se, ti dirò, la mia vera fonte di ispirazione è proprio la realtà. E quindi la battuta, per me, vale doppio ed è anche una non-battuta. Con gli occhi rubo tutto ciò che è possibile dalle persone: caratteristiche fisiche particolari, tic, posture, sospiri, sguardi, ansie (tipo come si muovono mani e piedi, la comunicazione non verbale ecc.). e poi mi faccio raccontare ogni cosa, faccio domande a tutti, richiedo materiali, sì, sono rompiballe a volte e mi sento un po' in imbarazzo, nel farlo. Poche volte a dir la verità. Perché non ci posso fare niente, è la mia indole, ed è il mio lavoro. Una volta ho rubato anche un libro... si poteva dire? L'Ho detto. Qualche senso di colpa ce l'ho ancora oggi, ma la causa è sempre buona. Ho salvato un libro introvabile.

Ho cominciato a scrivere a 6 anni perché quello che mi accadeva intorno, ma soprattutto le persone, mi interessavano così tanto, che temevo che se non le avessi raccontate io, si sarebbero perse le loro particolarità. Da quel momento non ho mai smesso. Sono partita per Roma con lo scopo di diventare giornalista. E lì ho fatto un bel rumore (a Roma si direbbe ER BOTTO!) quando ho sbattuto nella realtà. 

Per entrare nell'università con il corso di giornalismo la prima cosa che mi hanno chiesto al colloquio è stata: "Ma lei è figlia di giornalisti?". NO! "Ha uno zio giornalista?" NO. "Un nonno?" NO. "Beh allora sarà difficile che riuscirà a fare questo mestiere". Mi sono talmente arrabbiata in quell'ufficio che mi hanno dovuto prendere per forza. A soli 23 anni, alla facciaccia di chi mi aveva fatto quel colloquio che ricorderò per sempre, entravo come stagista all'Agenzia di stampa Ansa, la più importante all'epoca, tra le più importanti ancora oggi. Ecco, da lì, ma anche da molto prima, la mia realtà l'ho sempre dovuta costruire con le unghie e con i denti, con grandi sacrifici ma senza mai scendere a compromessi e con tante grandi soddisfazioni. Ho lavorato nel mondo della comunicazione e del giornalismo per importanti aziende, dai programmi televisivi ai festival culturali, in molte città d'Italia.

Sono sicuramente una donna libera, prima di tutto e... Dove sto andando? Un po' per i casi del famoso "destino", un po' per scelte di vita privata, negli ultimi anni sono tornata nella mia città natale, Lucca, e mi sono concessa il lusso di dare vita a dei progetti che avevo nel cassetto da almeno 15 anni: scrivere (e pubblicare, cosa non secondaria) libri, dare vita a una associazione culturale e editare un Blog Magazine di nome L'Ordinario, dove il giornalismo rimette in primo piano persone, storie e le vere realtà quotidiane. I veri eroi. Io e le tante belle persone che ho incontrato o mantenuto sul mio percorso, quotidianamente, tentiamo di costruire un mondo migliore. È lì che voglio andare e l'ho bene in testa e davanti agli occhi, ogni secondo, ogni attimo, ogni istante.

La testa sempre sulla luna... e con Braveheart!
La testa sempre sulla luna... e con Braveheart!

Cos'è per te la scrittura?

La scrittura per me è imprimere nella Storia fatti, persone, eventi, fantasie di un Mondo che tra 60 secondi sarà già un altro; per cui quelle parole scritte saranno l'impronta che la Vita ha fatto di un frammento di storia. I libri sono musei, sono archivi, sono il mondo. A volte, la sera, quando vado a letto, mi vengono in mente cose da scrivere ma sono troppo pigra per alzarmi e l'indomani, magari, non mi ricordo più niente. Ecco, questi casi li vivo come un piccolo lutto, un aborto. Qualcosa che non prenderà mai luce e vita, un pezzetto di storia che mancherà al mondo. 

Attenzione, non lo dico perché penso che tutto quello che scrivo o come lo scrivo sia fondamentale e straordinariamente interessante o scritto bene, no no, questa è una cosa che vale per tutti. Tutti noi possiamo e dovremmo farlo. Quando penso a frammenti di storie o persone che vorrei (de)scrivere e che non descrivo per mancanza di tempo o altro, mi sento addosso un malessere forte. Una cosa stranissima. Al pensiero che ci siano attimi di vita importanti che non vengono raccontanti, narrati, descritti, mi fa soffrire. Sto malissimo. Ho la testa ormai che si muove come una macchina fotografica, fa una foto al secondo, archivia, seleziona, scarta. Sono matta secondo voi?

Hai un genere preferito o ti piace spaziare, sperimentare nuovi stili e nuovi generi?

Per oltre 20 anni mi sono espressa in poesia, poi ho superato la paura di scrivere davvero un romanzo e l'ho fatto e ne ho altri tre incompiuti che aspettano proseguo e fine. Ora scopro che mi piace da morire scrivere storie e favole per bambini e adulti, ho monologhi teatrali chiusi in qualche cassetto. Insomma, ho capito che la mia scrittura ha bisogno di non avere confini. Vado dove mi dice la testa collegata alla penna in quel momento. Le idee mi vengono in un secondo, magari dopo aver rielaborato un'immagine mentale per giorni, dopo averne immaginato contorni ed odori. Taaac, è questione di un attimo, mi accendo (visivamente) come una lampadina, poi la elaborazione del tutto diventa il lavoro duro e faticoso di giorni, mesi, a volte anni. Per fortuna chi mi vuole bene lo sa e quando assiste a questa fase in diretta non mi porta a fare un Tso.

Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "Giovani inversi. Poesie in tempi di bullismo e altre prepotenze". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Ehhh, è una storia bellissima. A 23 anni ho raccolto per la prima volta in una sorta di libro le poesie scritte fino ad allora per regalarlo alla mia famiglia e a qualche amico per Natale. Alcune erano poesie che avevano vinto dei concorsi, dei Premi. Non ci crederete ma a 22 anni mi hanno dato un Premio alla carriera (sì, avete letto bene). Ogni volta che vedo quella targa mi tocco, lo ammetto. E da allora ho smesso di partecipare, non mi piaceva salire su un palco, essere al centro dell'attenzione. Per cui ho continuato a scrivere poesie ma non a fare concorsi e nemmeno a tentare di pubblicarle. Sono rimaste lì per anni e poi, presa dal lavoro, ho smesso anche di scriverne di nuove. 

Un giorno le tiro fuori e si accende la famosa lampada. Anche perché ero nella prima revisione di un romanzo e guardandomi indietro, sentivo che c'era qualcosa di incompiuto. Capisco allora che quelle poesie sono in realtà frutto di uno stato d'animo derivato dall'essere stata vittima di bullismo. Un peso sul cuore, un malessere con cui, nel tempo, ho vissuto amicizie, amori, accadimenti. In quel momento ho capito che tutte insieme formavano un diario resistenziale contro il bullismo. Ero sopravvissuta al dolore di quell'esperienza anche grazie a loro. Contatto la Nps Edizioni per avere un parere sulle poesie e, nel frattempo, so già chi vorrei le illustrasse, Alice Walczer Baldinazzo, che nel frattempo avevo conosciuto in un festival in cui lavoravamo entrambe. Il progetto convince tutti e si parte. Dopo un mese e mezzo avevamo già in mano la copia zero. 

È così, le cose devono accadere al momento giusto, quando si ha l'intuizione "allineata" che magari ti è ronzata in testa per anni ma non aveva la veste giusta. Quando si mettono insieme tutti gli elementi, con la passione giusta, prendono forma progetti "perfetti" per come dovevano essere. Il successo di questo piccolo ma potente libro, come lo definiamo noi, lo dimostra.

Una silloge poetica. Non è una scelta coraggiosa, in un Paese che legge poco e soprattutto poca poesia?

Credo che ormai sia una scelta coraggiosa tutto ciò che ha a che fare con i libri e con l'editoria... Detto ciò andarsi a infilare addirittura nella poesia illustrata ha dello stoico e del suicida sicuramente . Ma non tutto ciò che appare è come sembra. La Poesia, in realtà, è il mezzo che più di ogni altro, da secoli, è rappresentativo dell'emotività e della descrizione del contemporaneo, dei tempi e della storia. Per cui, di conseguenza, è sicuramente anche il mezzo più forte per dare voce ai temi sociali. 

Il "fenomeno" Franco Arminio e il suo successo sta dimostrando in questi anni che la poesia può ancora dare tanto come genere. Dipende molto anche da come si veicolano i messaggi, la comunicazione di un libro, di un progetto, è fondamentale. Bisogna avere le idee chiare e saperle trasmettere bene ai possibili lettori. Giovani Inversi è andato quasi ovunque: librerie, scuole, parrocchie, associazioni... sono due anni che giriamo e continueremo a farlo. I libri non hanno e non devono avere scadenze. In questo le case editrici indipendenti, piccole e medie, sono fortissime.

Quali sono i tre elementi di forza di "Giovani inversi"?

Li elencherò senza spiegarli, sono potenti da soli.

1) Il coraggio di aver parlato di bullismo in un modo nuovo per il tema, cioè in poesia

2) Le illustrazioni che hanno saputo arrivare a giovani e adulti, senza limiti d'età o di gusti artistici

3) La passione e il lavoro del team che ha creato questo progetto: nessun protagonista, tutti co-protagonisti

Giornalista, presentatrice, moderatrice di eventi culturali
Giornalista, presentatrice, moderatrice di eventi culturali

Se tu fossi un elemento della natura, cosa saresti? Perché?

Decisamente sarei il vento. Lo ascolto, lo amo e lo studio ( a livello emotivo) da che ho memoria. Può viaggiare sopra le cose del mondo come e quando vuole, è invisibile ma vede tutti e tutto, porta le novità prima che si sappiamo, è libero. È un elemento potentissimo, come potrei non voler essere il vento?

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Cosa bolle in pentola?

La domanda corretta è: cosa NON bolle in pentola? 

Per quanto riguarda progetti, sicuramente c'è il Festival Lucca città di carta, di cui sono ideatrice e co-direttore insieme al vostro presidente Alessio Del Debbio. Un evento cullato per 3 anni, prima di vederlo prendere forma, dove la carta e il libro diventano protagonisti di arte, attualità, comunità, progettualità empatica. Vi aspettiamo ovviamente!

Per quanto riguarda lo scrivere... Di tutto! Sto ultimando una storia per bambini-adulti (scritto così comprende i bambini ma anche gli adulti bambini) in tempi di coronavirus, sto revisionando per l'ultima volta (speriamo) il romanzo, sto producendo molte poesie, come questa che vi allego vado molto fiera, e vorrei riprendere uno dei romanzi rimasti indietro. E poi, ogni giorno, scrivo su L'Ordinario e mi invento nuovi progetti. Basta?

Leggetemi, leggetemi, leggetemi! 

Grazie per essere stata con noi.

Grazie a voi!