Racconto - La leggenda della signora delle onde
SCRITTO DA ALESSANDRO RICCI E DAI SUOI PICCOLI CORSISTI
Artolia e Gravinca erano due isole molto vicine che potevano essere distinte una dall'altra per tre piccoli particolari. Primo, Artolia aveva coste sabbiose, mentre Gravinca dure pareti scogliose; secondo, su Artolia viveva un bambino di nome Adam e su Gravinca un mago oscuro chiamato Sebastian il Terribile; terzo, non esistevano due isole più differenti in tutti i mari conosciuti.
Artolia aveva solo un paesino abitato, in mezzo a due dolci colline piene di frutteti. Forse era per la frizzante brezza marina, forse per il sole che splendeva per quasi tutto l'anno, fatto sta che la piccola isola era famosa in tutto il mondo per le sue mele, rosse come l'amore e ancora più dolci. Si diceva in giro che con una mela al giorno di Artolia i dottori non solo si toglievano di torno, ma che dovessero iniziare a cercarsi un altro lavoro. Infatti, l'unico dottore dell'isola, il Dottor Fumagalli, sbarcava il lunario riparando scale a pioli.
Il frutteto più bello di tutta l'isola apparteneva alla famiglia Contezza, dove si producevano le mele più buone da sette generazioni. Una gloriosa sequenza di grandi agricoltori che faceva della bontà dei loro prodotti un vanto, tanto da metterlo pure nel motto di famiglia: le mele davanti a tutto. Purtroppo, questa stirpe stava per essere irrimediabilmente interrotta da un'imprevedibile disgrazia, una disgrazia che aveva un nome e un cognome: Adam Contezza.
Adam viveva su Artolia da ben undici anni e quattro mesi e da undici anni e due mesi aveva capito che le mele non lo interessavano. Il padre, la madre e perfino i nonni cercavano ogni giorno di ricordargli quanto fosse importante l'attività di famiglia, ma il ragazzo si rifiutava di stare ad ascoltare, rispondendo che aveva altri progetti.
I progetti di Adam erano super segreti, perché se qualcuno li avesse sentiti lo avrebbe preso per pazzo. Adam non sopportava il verde monotono delle colline, lui sognava l'azzurro vorticoso delle onde in tempesta; il legno nodoso dei tronchi di melo lo deprimeva, desiderava maestosi alberi lisci ornati di vele; non voleva che il suo futuro fossero mucchi di mele, ma scrigni ricolmi d'oro da dissotterrare. Insomma, avete capito bene, Adam voleva fare il pirata.
Non c'è niente di male a voler essere un pirata, è un sogno che hanno molti ragazzi. Facile quando i pirati esistono solo nei libri e nei videogiochi, ma ad Artolia i pirati esistevano davvero ed erano il terrore di tutti gli isolani, perché attaccavano i mercantili carichi di mele e se le mangiavano tutte, torsolo compreso. Dei veri bruti.
Per questo motivo Adam si guardava bene da rivelare i suoi sogni e continuava a sorbirsi in silenzio i rimproveri della sua famiglia. Ma un giorno successe l'irreparabile.
Era il giorno del "Gran Raccolto", una festa molto sentita su Artolia, in cui in tutte le fattorie si raccoglievano i frutti di un anno di duro lavoro e poi si brindava tutti insieme con il sidro.
«Adam» gridava il Signor Contezza, tra i mille alberi della sua proprietà. «Dobbiamo caricare il carro. Dove ti sei cacciato?»
Adam era proprio sopra di lui, ma non fiatava. Non era proprio il momento giusto per una chiacchierata con il padre. Forse se il ramo su cui era appollaiato non avesse ceduto, avrebbe anche potuto farla franca. Ma quel giorno la fortuna non era dalla sua parte. Il povero signor Contezza sentì un "CRACK" e fece appena in tempo a mettersi al riparo che un groviglio di rami e foglie piombò a terra, portandosi dietro il figlio.
«Che ci facevi lassù?» chiese appena si riprese dallo spavento.
«Niente papà, stavo ammirando i nostri alberi.»
«Perché hai una benda sull'occhio?»
«Così mi concentro meglio sulle mele.»
«Dove hai preso quella maglia a righe rosse e bianche?»
«L'ho cucita io per il giorno del Gran Raccolto, rosso come le mele e bianco come...ehm... il dentro delle mele.»
«È una spada quella che tieni in mano?»
«No, papà è un'infilza mele. L'ho inventato io.»
Il padre lo fissò pensieroso. «Va bene, però adesso sbrigati, siamo già in ritardo.»
Adam stava già tirando un sospiro di sollievo quando vide un drappo scuro cadere dal melo e coprire con pigrizia la testa del padre.
«Questo cosa sarebbe?» chiese il signor Contezza. Ma lo sapeva bene cos'era, era lo stemma di famiglia: una grossa e succosa mela rossa su campo blu mare. Solo che era stato leggermente modificato, la mela aveva due spaventose orbite vuote e un sorriso ghignante e sotto aveva disegnato due tibie incrociate.
Adam non poteva più mentire ormai, e forse non ne aveva nemmeno più voglia. Voleva dire a tutti cosa desiderava essere, uscire allo scoperto, famiglia o non famiglia.
«È una bandiera pirata. Perché il mio sogno è diventare uno di loro. Anzi diventerò il più grande pirata di tutti i tempi.»
Il signor Contezza diventò rosso come uno dei suoi amati frutti, dalle orecchie fino al naso, per qualche minuto non parlò e Adam temette che se non lo avesse fatto presto sarebbe scoppiato.
«Questa è un'assurdità!» gridò. «Non permetterò mai che succeda, è un abominio, una vergogna per la famiglia intera. Da oggi non uscirai mai più di casa, se non per lavorare al frutteto.»
Detto questo se ne andò infuriato sventolando il vessillo in aria e bofonchiando su pirateria e altre assurdità.
Adam tornò triste alla fattoria e iniziò a preparare il carico per il Giorno del Raccolto e quando i festeggiamenti si furono conclusi se ne andò in camera sua, spense la luce e sognò cannoni e arrembaggi.
Ci provò sul serio a non pensare più alla pirateria, sotterrò maglietta e spadino, come fossero il più prezioso dei bottini, sperando che si portassero con loro le sue aspirazioni. Il suo piano ebbe successo per parecchi mesi, passavano le stagioni e Adam lavorava con il padre, scacciando dalla mente ogni altro pensiero che non fossero le succose mele Contezza. Poi una notte si svegliò sicuro che il letto ondeggiasse, stava sognando di cavalcare una tempesta al comando della sua nave, il sogno era stato così reale che ancora ricordava il nome dell'imbarcazione: la Signora delle Onde.
Solo nel suo letto, con il cuore che gli batteva all'impazzata, Adam capì che le proprie aspirazioni non erano come dobloni d'oro, che possono essere seppelliti, ma come semi di melo, che germogliano e crescono fino a che tutti non possono vedere i frutti dei loro sforzi. Decise che mai avrebbe rinunciato all'idea di diventare chi aspirava ad essere e desiderò di poter presto iniziare il suo viaggio.
Bisogna stare attenti a cosa si chiede durante la notte, perché a volte le stelle ci stanno ad ascoltare e potrebbero decidere di intervenire. Con esiti imprevedibili.
Adam fu svegliato all'alba da urla di terrore e disperazioni, impiegò qualche minuto per capire che erano le voci della sua famiglia. Si affacciò alla finestra e vide i suoi genitori piangere disperati, correndo qua e là come impazziti. Per un attimo pensò che qualcuno avesse portato via tutte le mele del frutteto, quando alzò lo sguardo scoprì che la situazione era ben peggiore. Le mele erano ancora al loro posto sui rami, ma avevano perso il loro bel colore rosso e appetitoso, erano tutte diventate grigie come il cielo di novembre. L'eco di urla e pianti in giro per l'isola rivelarono che lo strano maleficio non riguardava solo la loro fattoria, qualcuno aveva lanciato un attacco a tutte le mele di Artolia.
Fu convocata una riunione di emergenza, a cui tutti gli isolani parteciparono, c'erano anche i bambini ma non potevano intervenire.
«Siamo rovinati, nessuno comprerà più le nostre mele» disse il Signor Furlani, che possedeva la seconda fattoria più importante dall'isola. Molti mormorii nella folla gli dettero ragione.
«Stiamo calmi» disse il sindaco di Artolia. «Le nostre mele sono ancora dolci e succose. Le più buone in circolazione.»
«Questo è vero» intervenne il Signor Contezza, mostrando a tutti una mela maledetta. «Ma questo colore scoraggerà ogni compratore. Chi le mangerebbe?»
Adam guardò il frutto, era lucido e rotondo, di un bel grigio uniforme, lui lo avrebbe mangiato. Ma decise di non dire nulla.
Durante il viaggio di ritorno, il Signor Contezza borbottava come al suo solito. «Deve essere stato quel mago, quello che abita nell'isola di Gravinca. È sempre stato geloso di noi. Ci scommetto il raccolto di quest'anno che è stato lui. Ma cosa possiamo fare noi? Siamo contadini, non guerrieri.»
Adam non aveva parlato per tutta la sera, perché i bambini di solito non vengono tenuti molto in considerazione, quando ci sono problemi da risolvere, ma a un certo punto non ce la face proprio più.
«Perché non possiamo dire alle persone che le mele sono buone anche se sono grigie? Secondo me se le assaggiassero poi le comprerebbero.»
Il signor Contezza guardò Adam con un sorriso rassegnato, quello che si fa quando qualcuno dice qualcosa di molto stupido senza volerlo.
«Figlio mio, l'aspetto esteriore è quello che conta. Le persone giudicano un buon prodotto da come lo vedono. Riusciremo a vendere meglio delle belle mele rosse marce all'interno, che questa roba.»
Adam pensò che il discorso del padre fosse molto stupido, anche se lo aveva detto senza volerlo. Ma non fece nessun sorrisetto, piuttosto cominciò a pensare a un piano.
Fine prima parte
Favola scritta da Alessia, Anita, Francesco, Martina, Rebecca e Alessandro.
Disegni di Stefania Franchi.