Racconto "Il fango ha i suoi segreti" - Alessio Del Debbio
TRATTO DAL VOLUME "CHI HA PAURA DEL LINCHETTO?"
I cacciatori avanzavano a fatica, gli stivali che affondavano nel fango, il puzzo di un borgo rimasto sott'acqua per vent'anni che filtrava da sotto le maschere. Ettore si sistemò la sacca sulle spalle, passò il fucile nell'altra mano e guardò i suoi sottoposti che si disponevano a raggiera attorno a lui, alle porte del paese che era stato Fabbriche di Careggine.
C'era rimasto ben poco. I muri color fango di vecchie case, la chiesa romanica di San Teodoro dove i fedeli un tempo si riunivano per invocare protezione contro i demoni dei boschi, e il campanile a pianta quadrata, la cui cima a volte nei giorni estivi emergeva sulla superficie del lago.
L'acqua aveva portato via ogni cosa, Ettore l'aveva vista ricoprire il paese quando il triumvirato aveva costruito la diga di Vagli, per sommergere le bestie lì rifugiatesi. Era appena uscito dall'accademia e voleva dimostrare al padre di essere degno della divisa, di meritarla, di non essere stato scelto soltanto perché era il figlio di Forculus.
Così si era posizionato sull'altura vicina, a sparare a qualunque cosa si muovesse nell'acqua.
Ne aveva ammazzati dodici.
I mannari sopravvissuti erano scomparsi tra i flutti, con tutti i tesori che avevano accumulato nei secoli trascorsi a derubare i viandanti sulla Via Vandelli e a razziare i paesini della Garfagnana.
E adesso Ettore li avrebbe reclamati per sé, per sistemarsi e chiudere con la caccia. Di fronte a un successo simile, il triumvirato non avrebbe avuto niente da obiettare. Né suo padre, troppo vecchio per essere ancora uno dei Tre.
«Muoviamoci! Il sole sta sorgendo» disse, arrancando nella melma. L'acqua non era defluita bene, ma dovevano trovare le ricchezze prima che orde di curiosi e turisti si contendessero ogni angolo del paese fantasma. «Grigio, sali sul...». Ma il Grigio sprofondò di colpo nel pantano, si agitò per qualche istante, poi s'acquietò. «Che diavolo succede?»
Torbidi flutti si sollevarono tutt'attorno, schizzando le divise nere, e artigli affamati li trascinarono nella melma. I cacciatori presero a sparare a ogni minimo movimento del fango, finendo per ferire i compagni. Ettore cercò di richiamarli all'ordine, ma venne afferrato per una caviglia, sbilanciato... e morso.
Inorridì, guardando la gamba dilaniata, poi crollò ai piedi di una figura ischeletrita, sulle cui ossa marce spuntavano ciuffi di pelo lercio. Il mannaro fece un inchino, rivelando una corona di gioielli fangosi, poi digrignò i denti e si avventò su di lui.
Anche i re, in fondo, devono nutrirsi.