Leggende d'Italia: il basilisco

02.03.2020

COMPARE IN VARI RACCONTI DI "BESTIE D'ITALIA"

Creatura temibile, appare nei bestiari di tutta Europa, ma in Italia si concentra prevalentemente nella zona centro-nord: 

  • in Piemonte è il re di Biss
  • in Veneto il basàlisco oppure la bissa galeta
  • in Toscana ha la sua reincarnazione nel Serpente Regolo. 

Il suo aspetto può essere quello di un ibrido gallo-lucertola, oppure come quello di un grosso serpente, ma entrambi hanno lo stesso potere: quello di uccidere o pietrificare con lo sguardo. Possiede inoltre il titolo de "il re dei serpenti" proprio per sottolineare la sua ferocia.

Il basilisco è tra le creature magiche più antiche, apparendo nelle mitologie greco/romane. Basilisco deriva dal greco basilískos, diminutivo di basiléus, letteralmente piccolo re, reuccio. Secondo la tradizione greco/romana, aveva una una macchia bianca sulla testa a mo' di diadema ed era dotato di poteri malefici e terribili: Plinio il Vecchio narrava che il basilisco viveva nel deserto da lui stesso creato, perché aveva la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo. Inoltre pare avesse una vita molto lunga, capace di vivere secoli su questo mondo. Inoltre nascerebbe da un uovo di gallina covato da un rospo per sette anni. Secondo i libri di alchimia, la polvere ricavata dalla carne di basilisco era importante per convertire i metalli in oro e argento.

La sua figura si fonde con quella della coccatrice: a volte sono la stessa creature e altre volte fanno parte della stessa famiglia.

Nonostante l'apparente invincibilità, il basilisco è sensibile al canto del gallo, che gli è fatale, alle donnole, sue acerrime nemiche, e agli specchi, in quanto lui stesso non è immune al suo sguardo.

Basilisco, di Marco Pennacchietti
Basilisco, di Marco Pennacchietti

In Veneto il basilisco era un ibrido uccello/rettile, particolarmente temuto dalle popolazioni locali. Attilio Benetti, noto antropologo che ha studiato miti e leggende della Lessinia, lo ritrae nei suoi libri. In un racconto in particolare, un uomo rimane terrorizzato da una figura che vede nella notte, scambiandola per un basilisco, salvo poi scoprire che era un albero. Giorni dopo, però, si trova a faccia a faccia col vero mostro e si salva per un pelo nascondendosi in un fienile.

Il basilisco è inoltre tra le creature più utilizzate negli stemmi medioevali in quanto rappresentava l'eternità e la potenza della stirpe, grazie soprattutto alla longevità della creatura e al suo potere di uccidere con il solo sguardo. C'è però il rovescio della medaglia: nella società dell'epoca, il basilisco era anche associato anche alla calunnia, alla rabbia o alla pestilenza. 

Nel racconto "Il caso del Basilisco" (Bestie d'Italia - volume 2), di Debora Parisi, la creatura è il fulcro delle indagini delle due regninsàori che lo ritengono responsabile di alcuni omicidi accaduti nelle fogne cittadine. Nella storia ne appare un esemplare albino, ma il suo aspetto è leggermente diverso da quello delle leggende: si lascia intuire che sia un grosso rettile piumato, dalla fisionomia simile a quella di un uccello, con una grossa cresta che dal capo arriva fino alla coda. Il suo sguardo può ipnotizzare prede o aggressori, rendendolo una creatura molto pericolosa.

Nel racconto "La notte del Re di Biss" (Bestie d'Italia - volume 2), di Giuseppe Gallato, l'autore ci porta in un futuro distopico, in cui le antiche bestie, le creature primordiali che popolavano la Terra, sono riemerse da oscuri abissi e adesso dominano il pianeta. Tra esse, il Basilisco.

Il basilisco, infine, compare nel racconto "Le figlie della Lupa" (Bestie d'Italia - volume 1), di Alessandra Leonardi, tra le tante creature che la Divisione cerca di (ri)catturare per impedire che devastino Roma. Anche in questo caso... è sempre meglio non guardarlo negli occhi! ;)

(Testi di Debora Parisi e Alessio Del Debbio)