Intervista a Marco Bertoli

23.12.2022

CONOSCIAMO L'AUTORE DI "LA SIGNORA CHE VEDE I MORTI"

Bentrovato, Marco Bertoli.

A cosa stai lavorando al momento? Scommetto che hai tra le mani l'idea per un nuovo racconto?

Anzitutto saluto i lettori di NPS e colgo l'occasione per ringraziare la Casa Editrice per la fiducia che mi è stata accordata di nuovo nel pubblicare questa mia ultima opera.

Certo che conoscete bene la mia passione di cimentarmi con i racconti! Al momento ho iniziato a lavorare sul primo capitolo di una serie fantasy ambientata in Grecia in epoca micenea che ha per protagoniste Cassandra, la profetessa, e Thermopleuras, un'Amazzone. Ho già scritto e pubblicato un paio di storie brevi con loro e con questo racconto intendo narrare il perché e il come si sono incontrate. Lungi da me qualsiasi ambizione di paragonarmi a Howard e di imitare i cicli di personaggi come Conan, Solomon Kane o James Allison. ma la falsariga è quella. In altre parole, fotografo un momento delle loro avventure, un episodio in sé concluso ma determinato cronologicamente.

Parliamo dell'ultimo libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "La signora che vede i morti". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Il romanzo nasce come tributo alla Terra dei miei avi, la Lunigiana, e alla città, Pisa, in cui sono venuto a studiare all'Università e ho incontrato Anna con cui ho "messo su" famiglia e continua a sopportarmi dopo più di quarant'anni di vita insieme. Siccome, poi, sono appassionato di gialli storici, di ucronie e della letteratura fantastica, mi è venuto naturale imbastire una vicenda che fondesse fra loro questi generi.

Debrena, la protagonista della storia, nasce dalla figura di Cesarina, zia "Nina" per noi nipoti, una sorella di mia nonna Vittoria. Tra parentesi, l'omonima nonna citata nel libro è ricalcata sulla sua figura. Zia "Nina" all'inizio della pubertà perse la vista e i suoi capelli divennero bianchi. La causa non fu mai accertata. Dalle confidenze riguardo a come fossero cambiati il suo modo di vivere e i sentimenti ho tratto spunto per descrivere la psicologia e il carattere di Debrena. La sua capacità di vedere gli spiriti degli assassinati l'ho intesa come una compensazione per la cecità. Tengo a precisare che quando ho iniziato a "baloccarmi" con il soggetto, non avevo né letto né sentito parlare di De Giovanni e del suo commissario Ricciardi: le idee germogliano dove capita.

Aggiungo come postilla che nutro una paura viscerale per i fulmini.

Nei tuoi racconti e romanzi la Storia fa sempre da padrona, spesso in compagnia di magia, fantastico e leggende. Cosa ti affascina della Storia? E quanto è importante conoscerla?

Magari suonerà strano, ma confesso di non sapere rispondere alla domanda. Da quando ho memoria, apprendere le vite e le vicende dei nostri predecessori mi ha sempre attratto. Da bambino Heinrich Schliemann vide in un libro l'illustrazione di Troia in fiamme e ne rimase folgorato al punto di focalizzare la propria vita allo scopo di trovare le rovine della città. Qualcosa di analogo deve essere accaduto anche a me oppure si tratta di un'alchimia genetica equiparabile a quelle alla base delle mille attività in cui trova piacere e soddisfazione il genere umano, come il ricamare o collezionare gli oggetti più disparati.

Più che importante, direi fondamentale! Non è possibile comprendere il Presente e prevedere quali saranno gli sviluppi del Futuro se non sappiamo gli eventi che ci hanno portato nella situazione attuale. Siamo le punte dei rami di un albero ultramillenario, non nuvole che svolazzano nel cielo.

Non dimentichiamo, poi, che miti e leggende hanno spesso un fondo di verità. Basti pensare a Polifemo e ai crani degli elefanti nani rinvenuti in Sicilia. E che prima di diventare scritta, la Storia è stata tramandata oralmente di generazione in generazione. Per i nostri progenitori, le radici erano essenziali perché davano un senso alla limitazione delle loro, e nostre, esistenze con la consapevolezza di appartenere a un divenire senza sosta.

Il romanzo è ambientato prevalentemente in Lunigiana. Cosa ti lega a questa terra? E cosa consigli di visitare a chi voglia scoprirla?

Come ho accennato dianzi, la Lunigiana è la Terra della mia stirpe, celebrata da Dante nella Divina Commedia: La fama che la vostra casa onora, grida i segnori e grida la contrada, sì che ne sa chi non vi fu ancora

Svelo l'arcano: sono un discendente dei Marchesi Malaspina, ramo dello Spino Secco, signori della valle a partire dal X secolo. Se risalgo l'albero genealogico, arrivo sino a Oberto Obizzo il capostipite della casata. Da bambino mio nonno Euro giocava nel castello di Malnido, luogo centrale nel romanzo, e Villafranca è il paese in cui trascorrevo i mesi delle vacanze estive. In sostanza, sono un lunigianese nell'anima.

Quanto ai consigli, non intendo offendere nessuno: da Pontremoli ad Aulla, da Mulazzo a Bagnone, da Fivizzano a Zeri, senza dimenticare Villafranca, ogni paese e angolo della valle meritano di essere visitati. La storia ‒ le testimonianze archeologiche cominciano dai Neanderthal nel Paleolitico e, epoca dopo epoca, arrivano sino a oggi ‒, le tradizioni, la gastronomia e le bellezze naturali rendono la valle un unicum nel suo genere.

Nel romanzo tornano i nostri Reali Moschettieri: Manfredi e Gentilini. Come si lega quest'avventura a "Percussor"? I due volumi possono essere letti autonomamente?

Ne costituisce a un tempo l'antefatto perché spiega come Debrena abbia acquisito il suo Dono e il seguito perché una parte della vicenda si snoda anni dopo, quando la giovane ha assunto l'incarico di Primo Siniscalco dell'Ufficio Indagini Speciali.

Senza alcun dubbio. Le storie sono concluse in sé e non occorre leggere l'una per seguire lo svolgersi dell'altra. Del resto, come lettore, non mi piacciono le saghe in cui la fine di un libro non conclude le vicende ma le lascia sospese. Passi per le vicende di contorno, ma la trama principale deve raggiungere un punto fermo. Vero è che se sono lette nell'ordine cronologico dei fatti, si apprezzano meglio entrambe.

Hai in programma altre avventure ambientate nel Reame Pisano?

Al momento no perché ho altri progetti per la testa, tuttavia una storia con al centro Magdala, la fattucchiera che appare in questo romanzo, completerebbe il ciclo dei "cattivi", meglio delle "persone interessanti" secondo Oscar Wilde, presenti nei due romanzi. Perciò, non mi sbilancio.

Per salutarci, ti chiediamo un consiglio di lettura per l'inverno. Un libro che ci consiglieresti, ovviamente sempre di genere storico/mitologico.

"La guerra di Troia" di Barry Strauss. Nell'opera l'autore riconsidera le principali tappe della guerra, evidenziando quanto di vero potrebbe essere alla base dei versi dell'Iliade. Rilegge, inoltre, accadimenti e personaggi del poema alla luce della cultura del Bronzo nel bacino del Mediterraneo. Nonostante il mito in cui sono inseriti, potrebbero rappresentare una testimonianza letteraria del confronto tra due civiltà.

Raccomando, a chi intendesse seguire il consiglio, di non affrontarla con una visione preconcetta perché si tratta di un'interpretazione audace che stravolge molte prese di posizione sull'argomento. Già solo per questo, mi sembra, meriti di essere letta.

Grazie per essere stato nostro ospite.

Di nuovo grazie a Voi per questa intervista.