Intervista allo scrittore Fabrizio De Sanctis
CONOSCIAMO L'AUTORE DI "I CASSETTI DEI SOGNI"

Benvenuto, caro Fabrizio De Sanctis, sul blog NPS. Presentati un po': chi sei? Cosa fai? Dove vai?
Oggi quelli della mia età vengono chiamati "boomer". Non la dico per pudore, ma mi ci trovo bene… Sono avvocato, suono in un gruppo rock-blues (col mio bassista la cosa va avanti dal liceo, e non mi sembra poco…), ho una figlia e due splendidi nipotini e tifo Fiorentina, che significa soffrire per vocazione.
Dove vado non lo so, ma alcune recenti vicissitudini mi hanno portato a concludere che l'unica vera regola di vita è: Carpe diem!
Come ti sei avvicinato alla scrittura? C'è stato qualche evento significativo in tal senso?
Credo che alla scrittura si arrivi leggendo; nel giallo, in particolare, conta la sfida per verificare se si è in grado di rivaleggiare con gli autori preferiti. Nel mio caso, circa quindici anni fa, mi venne un'idea e, davanti a un piatto di spaghetti alla carbonara, ne parlai col mio più caro amico (fiorentino, perché poi ci sono quelli abruzzesi, ma il discorso si allungherebbe troppo). Lui ci pensò un po' e disse: «Quando cominci a scrivere?» Così nacque il mio primo romanzo. Poi ci ho preso gusto.
Tendenzialmente sei un autore di storie investigative, di gialli. Cosa ti incuriosisce o ti affascina di questo genere letterario?
Come dicevo sopra, la sfida. Con me stesso e con il lettore. Cerco sempre di adeguarmi a una regola: mai ingannare il lettore; nascondere sì, tradire mai. In molti romanzi, Ellery Queen, uno dei grandi giallisti "classici", prima dell'epilogo inseriva la "Sfida al lettore" che suonava più o meno così: "Caro amico, adesso hai tutti gli elementi per risolvere l'enigma". Era vero, ma ci rimanevo sempre fregato. Ecco, vorrei riuscire, prima o poi, a lanciare anch'io la mia "sfida".
Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "I cassetti dei sogni". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?
Partiamo dall'idea. A Firenze c'è il Museo degli Innocenti che conserva un gran numero dei cosiddetti "segni di riconoscimento", piccoli oggetti che, spezzati a metà, venivano lasciati con i bambini abbandonati presso l'omonimo Istituto, nato nel 1400. Se i genitori volevano riprendere il figlio, dovevano portare l'altra metà del suo oggetto. In parole povere, il test del DNA di quei tempi. Una parte di questi ninnoli sono esposti in un grande mobile a cassettini, i "cassetti dei sogni" appunto, come li definisce il commissario Siciliano.
Avendo avuto contatti professionali con l'Istituto degli Innocenti, mi sono scontrato con vicende molto "particolari", per usare un eufemismo. Un'intervista con un ex magistrato del Tribunale per i Minorenni di Bologna, che rivelava circostanze sconcertanti, è stata la molla definitiva.
La storia parte dal suicidio del direttore del museo, che le alte sfere spingono per archiviare. Il commissario Siciliano, però, dalla sparizione di un ninnolo da uno dei cassetti inizia a sospettare che dietro ci sia ben altro e una serie di omicidi, connessi col mondo che ruota intorno all'Istituto, gliene dà conferma. E qui mi fermo, ovviamente.

Un personaggio ricorrente nei tuoi libri è il Commissario Siciliano. Descrivicelo con tre aggettivi. Come è nato questo personaggio?
Tre aggettivi… Dunque: ostinato, spregiudicato e… "boomer". Nasce a metà fra gli investigatori del giallo classico e quelli dei thriller più recenti. L'altra metà della sua mela è la sovrintendente Clarice Alessi, la sua più stretta collaboratrice, più moderna e adeguata ai tempi. Tutti in questura malignano, anche perché Clarice è molto bella e single, ma fra loro non è nata e mai nascerà niente di più di una grande amicizia.
Progetti futuri? Nuove idee?
Idee tante. È un problema perché sono un disordinato, butto giù quello che mi passa per la testa e poi passo all'idea successiva. C'è tanto di incompiuto nella memoria del mio computer. Un progetto serio sarebbe mettere in ordine, magari unire i pezzi e tirare fuori qualcosa di buono. Ma, mentre rispondevo alle domande, un'altra ideuzza ha iniziato a fare capolino…