Intervista allo scrittore Alessandro Ricci

14.09.2022

CONOSCIAMO L'AUTORE DI "COME FILIPPO SALVO' LA FANTASIA"

Bentrovato, Alessandro Ricci.

Parlaci un po' di te. Chi sei? Cosa fai nella vita?

Ciao a tutti, la mia vita è un po' complessa: la mattina sono un impiegato e di sera faccio l'istruttore di fitness in palestra, per tutto il giorno sono un sognatore.

Mi alzo la mattina presto per scrivere, così la mia giornata inizia già con un piede nel mondo dello Straordinario, ogni spazio della mia giornata, che riesco a ritagliare dagli impegni, lo dedico a immaginare e scrivere, imparare e allenarmi a raccontare storie.

Cos'è per te la scrittura?

Io la definisco la mia uscita d'emergenza. Il mondo in cui mi rifugio per riuscire a sopportare la realtà. Uno spazio sicuro dove poter essere me stesso, inventare mondi e personaggi e avere il grande privilegio di condividerli con gli altri.

È una specie di magia, che plasma e migliora la realtà con la fantasia: ogni scrittore è un mago e la penna è la sua bacchetta.

Quanto è importante, nella vita, la compagnia di un buon libro?

Direi fondamentale. La lettura ha la straordinaria caratteristica di portarti altrove, farti vivere altre vite e altri mondi. Soprattutto è in grado di mostrare le cose da un altro punto di vista, quello dei protagonisti. Così che il lettore sia costretto a viverlo, quel punto di vista, comprenderlo e magari cambiare idea o atteggiamento.

Credo che sia l'unico mezzo di comunicazione in grado di mettere in atto questo meccanismo.

Parliamo dell'ultimo libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "Come Filippo salvò la fantasia". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Quando creo una nuova storia, parto sempre dal protagonista. Sono loro che per primi si affacciano nei miei pensieri e mi chiedono con forza di essere raccontati e di creargli una storia degna. Ne ho pagine e pagine in attesa; Filippo è stato fortunato, forse proprio perché di essere inventato non gliene importa proprio niente.

Filippo è nato proprio durante un corso di scrittura, si parlava dei personaggi e una frase mi colpì particolarmente: "perché una storia funzioni, dovete far soffrire i vostri personaggi."

Mentre tornavo a casa, questa frase mi rimuginava in testa e ho pensato: se io fossi uno di quei personaggi non vorrei essere inventato e infilato in una sfida dopo l'altra, soffrire, rischiare la vita per tutto il libro mi sembrava una punizione troppo gravosa. Meglio non essere inventati per niente.

Così è sbucato Filippo che, come un novello Pinocchio, si ribella al suo creatore e rifiuta di obbedirgli.


Il romanzo è ricco di personaggi stravaganti. Ce ne presenti un paio? Ce ne è uno in cui ti rivedi particolarmente?

I personaggi che incontra Filippo sono creati dallo scrittore/narratore per aiutare il protagonista a diventare un eroe. Siccome lo scrittore è pigro e poco capace, si affida a degli archetipi famosi della letteratura. Quindi abbiamo Phantasos, l'incarnazione della Fantasia, che si presenta con l'aspetto del vecchio e saggio mentore, Sciabola Rossa, bellissima guerriera, è la tipica strong female character e il Principe Valgor, il cattivo buono, il mutaforme come direbbero quelli bravi.

Il personaggio in cui mi rivedo di più è lo Scrittore, infantile, insicuro e sbeffeggiato dai suoi stessi personaggi. Che dovrebbe essere il deus ex machina della sua storia, ma finisce per diventarne la vittima e per cadere nelle grinfie della realtà.

Stefania Franchi - illustratrice
Stefania Franchi - illustratrice

Domanda seria. Attenzione! ^_^ Quanto è importante salvare la fantasia, soprattutto oggi? E come può la fantasia migliorare il nostro mondo?

La difesa della fantasia e del pensiero fantastico sono argomenti a me molto cari e il filo rosso che unisce tutto quello che scrivo. Sono sempre stato accusato fin da piccolo di avere la testa tra le nuvole, di essere distratto, di non ascoltare, sempre rifugiato in qualche mondo fantastico, come se fosse una cosa negativa, da correggere. Crescendo, o meglio invecchiando, le cose non sono migliorate.

"Eterno Peter Pan", "bambinone", frasi del genere dette con un sorriso più di compatimento che di simpatia, sono all'ordine del giorno. E mi sono sempre domandato il motivo. Perché immaginare è vista come un'attività sterile e sciocca? Perché è improduttivo forse?

Io penso che sia una risorsa, una qualità che andrebbe celebrata e difesa, che aiuta i bambini a fare il pieno di ottimismo per affrontare la realtà e gli adulti a non perdere il contatto con la loro parte migliore, a non diventare dei freddi e insensibile Raziocinici.

Chiudo con una piccola citazione di quello che ritengo essere l'alfiere di questo pensiero e che considero il mio amato maestro:

Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione.


Ci consigli una lettura per l'estate?

Ho letto un libro questa estate che mi ha entusiasmato, è un fantasy storico per ragazzi, avvincente e anche originale. È ambientato a Salerno nell'anno 1066 e ha come protagonisti Barliario e Torula, due figure storiche realmente esistite, che l'autore rivisita come giovani eroi a caccia di un drago.

Il libro si intitola Draconis Chronicon e l'autore è Malio Castagna.


Grazie per essere stato nostro ospite.