Intervista alla scrittrice Maena Delrio

23.12.2024

CONOSCIAMO L'AUTRICE DEL ROMANZO "DONNE DI GINEPRO"

Bentornata, Maena Delrio.

Una brevissima presentazione per chi ancora non ti dovesse conoscere.

Grazie, Alessio!

Mi fa sempre un certo effetto dire "sono una scrittrice" nonostante abbia già diverse pubblicazioni all'attivo tra racconti e romanzi.

Allora, da dove comincio? Sono sarda fino al midollo, ho quattro figli, il più grande ormai diciottenne e il più piccolo di due mesi, un compagno con il quale condivido il cammino da 21 anni e un cane. Sono una runner nell' animo e ogni tanto dipingo. Tra le mie varie passioni, quella per la scrittura è nata con me.


Tra famiglia e impegni personali, riesci a dedicare alla scrittura il tempo che vorresti?

Mai abbastanza, oserei dire. In realtà, a parte certo momenti in cui ho dovuto rivedere le mie priorità, come è stato con la nascita di Jacopo e Anastasia, sono sempre riuscita a impostare una routine che mi permettesse di esercitarmi quotidianamente sia nella scrittura che nella lettura, e questo nel tempo mi ha dato modo di crescere e di portare avanti progetti anche abbastanza impegnativi senza togliere tempo e spazio di qualità alla mia famiglia. 

Inoltre, mi ha permesso di essere d' esempio per i miei figli, che hanno imparato il valore dell'impegno costante, l'unico vero segreto per chi vuole raggiungere dei risultati in qualsiasi campo. Anche e soprattutto nella scrittura.

Tre aggettivi con cui ti definiresti.

Bella domanda. Che posso dire?

Sicuramente, sono una persona determinata. Quando prendo un impegno o mi metto qualcosa in testa, difficilmente mi arrendo. Punto al traguardo e non mi spaventa la fatica che dovrò fare per raggiungerlo, anzi: più difficile sarà il cammino, maggiore la soddisfazione.

Son decisamente solare, proprio come la mia terra. È raro che perda le speranze, sono quella che trova sempre la nota positiva anche quando tutto va a rotoli, quella che vede il bicchiere mezzo pieno e prospetta di riempirlo nel minor tempo possibile. E considero la felicità data dalle piccole cose come il tesoro più grande che ciascuno di noi possa trovare.

L'ultimo aggettivo è appassionata. Sono fermamente convinta che sia la passione il motore trainante delle nostre azioni e la chiave per rendere la vita più colorata e piena di brio. Le passioni però sono come fuochi, vanno alimentate costantemente per far sì che non si spengano, e necessitano di infinite energie. A me questo viene naturale, mi appassiono di ogni cosa che faccio, e questo mi permette di non annoiarmi mai.


Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "Donne di ginepro". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

La storia di Donne di ginepro inizia quattordici anni fa, in una mattina di primavera assolata, mentre tornavo a casa dal lavoro. La strada era particolarmente silenziosa nonostante fosse quasi mezzogiorno. Non so cosa mi fece scattare l' ispirazione, d'improvviso notai il movimento quasi impercettibile di una tenda e mi ritrovai a osservare un arnese antico all'interno di un cortile mentre le campane della chiesa avevano cominciato a suonare. Fu come un sogno a occhi aperti. L'asfalto sotto i miei piedi sparì, le case persero i loro colori vivaci, i cancelli si aprirono e le corti si popolarono di donne dalle lunghe gonne plissettate e gli scialli, i bambini scalzi che rincorrevano gli animali, gli anziani con la berritta che masticavano tabacco, seduti a ridosso dei muretti a secco. In quella visione del passato fu come se la trama del romanzo prendesse vita.

Sono cresciuta ascoltando le storie che raccontavano mia nonna e mia madre, era naturale che prima o poi sentissi il bisogno di scriverne, e così è stato.

L'urgenza era così forte che per dieci giorni non feci praticamente altro. Quel primo manoscritto rimase nel cassetto per molto tempo, e ogni volta che lo tiravo fuori e lo facevo leggere a qualcuno, quella persona mi regalava un altro pezzo della vita dei suoi avi. È stato bellissimo compiere il percorso che mi ha portato fin qui, di grande crescita non solo a livello di scrittura, ma soprattutto umana.

Donne di ginepro - Maena Delrio
Donne di ginepro - Maena Delrio

Nel romanzo "Donne di ginepro" compaiono tanti personaggi femminili, ce n'è uno in cui ti rivedi maggiormente? E uno preferito, invece?

Non ho personaggi preferiti, ma devo ammettere che il primo capitolo mi rende particolarmente orgogliosa. Quando lo rileggo riesco a commuovermi ogni volta. Nell'incipit, racconto un episodio ispirato alla vita di mia nonna materna, la cui sorellina morì ancora bambina, perché era sola in casa e la gonna che indossava prese fuoco vicino al camino.

Credo di aver messo un po' di me in ciascun personaggio, specie in Celeste e Caterina, nella capacità di adattarsi alle situazioni più disparate e di superare le difficoltà contando solo sulle proprie forze. Anche se poi faccio prendere loro strade diverse, all'inizio possiedono una grande forza interiore che le protegge dagli scossoni della vita senza far perdere loro la speranza.


L'ambientazione di "Donne di ginepro" è la tua amata Sardegna. Quanto sei legata a questa terra?

A doppio filo. C'è un'espressione matematica che secondo me rende bene questo concetto e riguarda la logica degli insiemi e recita più o meno così: l'elemento A appartiene all'insieme I se A è un elemento di I. Ecco, io mi sento parte integrante della mia terra, che non è solo mare, porfidi e basalti. 

Non è solo la vite e gli uliveti e i lecci, o il maestrale che scuote le cime degli alberi. È intrinseca nella nostra gente, nei concetti di amicizia, generosità, famiglia, ospitalità, valori che qui assumono ancora significati davvero profondi, e che ho voluto celebrare in Donne di ginepro attraverso il legame che unisce le mie protagoniste.

Donne di ginepro - Maena Delrio
Donne di ginepro - Maena Delrio

Le tue donne sono "di ginepro". Cosa si intende con questa espressione?

Il ginepro è una pianta particolarmente forte e adattabile. Riesce a crescere perfino tra le rocce sui costoni a picco sul mare, esposta ai venti di burrasca, aggrappando saldamente le radici tra le spaccature dei basalti. Ha rami nodosi e contorti, aghi fitti, e resiste sfidando le intemperie, piegata su se stessa e protesa nel vuoto. Ma possiede anche una funzione importante per il paesaggio, perché con la sua presenza consolida i terreni e favorisce la fissazione dei detriti, favorendo la formazione del manto vegetale.

Così sono le mie donne. Pioniere, capaci di reinventarsi, di rinascere sulle macerie delle loro esistenze, cortecce difficili da scalfire, dotate di radici salde anche dove tutto sembra dover crollare da un momento all'altro. Alberi solitari, chiusi in sé stessi, eppure capaci di intessere legami profondi con chi saprà scorgerne la bellezza sotto la scorza ruvida.


Hai altri progetti in corso?

Per ora ho tante idee che vorrei sviluppare, tanti progetti da revisionare e poco tempo per farlo, ma confido di averne in un futuro non troppo lontano. Nel frattempo, mi godo il viaggio.


Grazie per essere stata con noi.

Grazie a voi!