Intervista alla scrittrice Alessia Francone

10.06.2025

CONOSCIAMO L'AUTRICE DEL ROMANZO "L'ULTIMA PREDICA"

Benvenuta, cara Alessia, sul blog NPS.

Presentati un po': chi sei? Cosa fai? Dove vai?

Buongiorno e grazie per l'ospitalità sul blog NPS! Mi presento in breve: vivo in un paese montano in provincia di Torino e lavoro come archivista freelance. Ho alle spalle una formazione storica (con specializzazione in storia medievale) e archivistica e collaboro con vari enti culturali piemontesi. A volte qualcuno mi chiede "che cosa fa, esattamente, un archivista?", quindi metto le mani avanti e rispondo che mi occupo di riordinare e valorizzare archivi e documenti. 

Nel tempo libero, mi piace dedicarmi a molti hobby, tra cui la musica, il disegno, la cucina, il lavoro a maglia e, naturalmente, i libri.

Come ti sei avvicinata alla scrittura? C'è stato qualche evento significativo in tal senso?

Mi sono avvicinata alla scrittura gradualmente, partendo dalla grande passione per la lettura. Mi sembra utile dire che mi hanno insegnato a leggere prima della scuola, e che di fatto non ho ricordi consapevoli di quando non sapevo leggere: quindi per me la lettura è sempre stato qualcosa di naturale. Da bambina, e poi da ragazzina, esploravo la biblioteca del mio paese alla ricerca di libri, di storie e avventure da vivere. 

Crescendo, ho continuato a coltivare questa passione, che man mano ha suscitato il desiderio di mettere su carta storie mie: ricordo di aver scritto i miei primi racconti alle medie. Tempo fa li ho riletti e mi è scappato più di un sorriso, visto che erano molto ingenui...

Hai debuttato con una serie di romanzi fantasy, prima di approdare al giallo storico. Hai un genere letterario che preferisci scrivere? O ti diverti a spaziare?

Il fantasy è stato un mio grande amore tra la fine delle superiori e gli anni dell'università: in quegli anni ho letto classici del genere, come Il signore degli anelli e la saga di Shannara, oltre a tutta la saga di Harry Potter. È stato in questa fase che ho iniziato a scrivere i primi episodi della mia serie fantasy, ambientata in un regno chiamato Reinkar. Il fantasy, che io ho interpretato in modo epico e avventuroso, è un genere che mi ha dato tanto e che ancora adesso mi rimane nel cuore: inutile negarlo. 

Quando ho concluso il ciclo di Reinkar, tuttavia, sentivo il desiderio di mettermi alla prova con qualcosa di diverso, abbandonando per un po' quella che rischiava di trasformarsi in una "comfort zone". Da qui il passaggio al giallo: si tratta di un genere totalmente diverso, molto più difficile e faticoso, con regole più stringenti. Ciononostante mi diverto a scriverlo, anche se lo affronto con spirito diverso rispetto al fantasy.

Come mai la scelta del giallo "storico". E perché la Toscana di fine Duecento?

Ho sempre letto gialli, ambientati un po' in tutte le epoche. Nel momento in cui ho deciso di scriverne uno, ho scelto il giallo storico per due motivi: in primo luogo, la storia è uno dei miei principali interessi, anche professionali, e questo fa sì che mi piacciano i libri ambientati in altre epoche; in secondo luogo, ambientare il romanzo in un'epoca diversa dalla contemporaneità mi ha permesso di evitare molti aspetti procedurali e giudiziari sui quali avrei dovuto documentarmi da zero, e che non ero certa di saper gestire: ad esempio le indagini della Scientifica, i compiti della polizia, della magistratura, e così via. 

Da qui la scelta del Medioevo e, in particolare, dell'età comunale, in cui mi so muovere con una discreta sicurezza. 

Ho scelto la Toscana perché è tra i territori in cui la civiltà comunale ha conosciuto una maggior fioritura e perché, durante il lavoro per la mia tesi di laurea, avevo avuto a che fare con testi di ambito toscano.

Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "L'ultima predica". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Si tratta di un giallo d'investigazione, ambientato in un immaginario Comune toscano della seconda metà del Duecento, la cui idea centrale trae ispirazione dai miei studi sui predicatori medievali. La trama muove dall'uccisione di un predicatore domenicano, frate Rinaldo da Firenze, e si sviluppa attraverso la ricerca dei possibili moventi per il delitto. Anche se, in un primo momento, gli inquirenti sono perplessi e non sembrano esserci validi motivi per l'omicidio, lo scenario diventa ben presto molto complesso. 

Siamo in piena età comunale, le città toscane sono divise per le lotte intestine tra la fazione guelfa e quella ghibellina, ci sono fenomeni di dissenso religioso e anche i rapporti tra gli esponenti degli ordini religiosi non sono sempre idilliaci. Anche l'indagine, perciò, sarà tutt'altro che facile.

Il romanzo "L'ultima predica", immagino, avrà richiesto molta ricerca e documentazione, per ricreare gli usi e i costumi del tempo. Come ti sei mossa al riguardo? È stata una fase interessante del processo creativo?

Il romanzo ha richiesto certamente molta ricerca e lavoro di documentazione: anche se si tratta di un romanzo d'intrattenimento e non ha alcuno scopo didattico, ho cercato comunque di mantenere la maggiore verosimiglianza storica possibile nel descrivere l'ambientazione e le vicende. Ho preferito non affidarmi a internet; mi sono invece procurata dei saggi scientifici su alcuni argomenti, tra cui le lotte tra i guelfi e i ghibellini, l'ordine e la giustizia nelle città comunali, le eresie e gli inquisitori, ma anche qualche testo più specifico su aspetti pratici, come la struttura dei conventi domenicani, le abitudini quotidiane e così via. 

Ho consultato anche alcuni testi medievali, come le raccolte di exempla adoperate dai predicatori. È stata indubbiamente una fase fondamentale, non solo perché ha arricchito le mie conoscenze e perché mi ha permesso di conferire maggior solidità all'ambientazione, ma anche perché ha contribuito a delineare con maggior precisione alcuni aspetti della trama.

Il protagonista del romanzo "L'ultima predica" è il giudice del podestà, Raniero da Albinea. Chi è questo personaggio? Ce lo descrivi con tre aggettivi?

Raniero, di origini emiliane, esercita la professione di giudice e fa parte dei funzionari del podestà, quindi ha il compito di amministrare la giustizia e di indagare sui delitti che si verificano nel Comune. Potremmo descriverlo come colto, perché ha studiato diritto a Bologna, una delle maggiori università del tempo, e ha acquisito una certa esperienza. Inoltre è equilibrato: non è fanatico né in campo politico, né in campo religioso, ed è un uomo di buon senso. Infine lo descriverei come rigoroso, perché segue un forte ideale di giustizia e, in più di un'occasione, dimostra di saper tenere la schiena diritta in nome di questo ideale.

Progetti futuri? Nuove idee?

Al momento sto lavorando alla trama di un nuovo giallo storico, ancora ambientato in Toscana, in cui torna il protagonista Raniero da Albinea. Lo scenario è una rocca circondata dalla neve e anche questa volta il giudice dovrà indagare su un delitto.

Ho anche altre idee nel cassetto, mi piacerebbe tornare al fantasy o spaziare su generi nuovi come la storia di fantasmi o il western, ma al momento non sono al centro dei miei progetti.

Grazie per essere stata nostra ospite.

Grazie a voi e un saluto ai lettori NPS!