Intervista a Giuseppe Gallato

05.06.2023

CONOSCIAMO L'AUTORE DI "I DONI DELL'ABISSO"

Benvenuto Giuseppe Gallato.

Parlaci un po' di te. Chi sei? Cosa fai? E soprattutto dove vai?

Ciao e grazie per l'invito! Per chi non mi conosce, parlando di professione, al di là dell'insegnamento sono stato un redattore e tutt'ora giornalista, quindi oltre a scrivere per passione, lo faccio anche per lavoro. 

Sono laureato in Filosofia e questo è uno dei motivi principali per cui prediligo molto leggere, oltre ai romanzi storici, horror e fantasy, saggi di matrice filosofica. Amo alla follia l'universo lovecraftiano e lo stile adrenalinico dello scrittore australiano Matthew Reilly. 

Sono un Master di Giochi di ruolo, anche se l'altra mia grande passione è legata al mondo della musica: mi diletto a suonare il pianoforte e a comporre attraverso i miei synth workstation brani strumentali, dai quali tra l'altro traggo ispirazione. 

Sul dove vado… è decisamente complicato rispondere! Per adesso mi limito a dire che, nonostante i vari impegni lavorativi e accademici, cerco sempre di non perdere il focus sulla scrittura… sui miei personaggi, sulle mie storie, sui miei mondi.

Cos'è per te la scrittura?

Partiamo da un assunto semplice che tutti conoscono: l'intento principale di uno scrittore, al di là di tutto, è quello di comunicare con i suoi lettori. Scrivere – creare – per me vuol dire riflettere la propria individualità, trasmettere le proprie esperienze, il proprio vissuto attraverso l'ispirazione e le parole… strumenti che diventano un compendio di tutto ciò che ci riguarda e che dà sostanza alle nostre idee. 

Ma oltre alla voglia incontenibile di parlare dei miei mondi e dei miei personaggi, la scrittura è anche legata all'idea di fondere al fantasy significati legati alla sfera onirica, dimensione quest'ultima che trova ampio respiro nei miei scritti. 

L'amore per la scrittura è nato prima del periodo accademico, ma si è consolidato con il passare degli anni durante i miei studi universitari in filosofia. Del resto, il mio stesso stile è contaminato da tale linguaggio e dal desiderio di risposte sull'identità e sulla memoria… motori dell'essere umano.

Hai un genere preferito o ti piace spaziare, sperimentare nuovi stili e nuovi generi?

Come è facile intuire, il mio genere preferito è il fantasy in tutte le sue splendide declinazioni. Il fantasy per me è libertà di espressione, libertà di esposizione, libertà di interpretazione. Attraverso esso mi è possibile provare a decifrare l'enormità di questo sconfinato e sconosciuto regno che noi chiamiamo realtà. 

Per quanto riguarda il mio stile, seppur presenta diverse contaminazioni psicologiche e filosofiche, è caratterizzato spesso da ritmi serrati e adrenalinici. L'azione nei miei scritti, cioè, è preponderante, detta legge.

È uno stile che si può prestare bene anche per il thriller, genere in cui mi cimenterei volentieri, più specificatamente in quello di derivazione psicologica: questo per porre l'accento sulle condizioni mentali dei personaggi, sulle loro emozioni e possibili stati di follia, paura o alterazione di qualche tipo.

Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "I doni dell'abisso". Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Il libro, ispirato alle leggende siciliane, è ambientato tra i campi e i silenziosi valloni a ridosso del Monte Alveria, in una fascia di terra su cui sorgono i resti del borgo di Noto Antica. In un giorno che si appresta a consegnare i suoi ultimi sprazzi di luce al crepuscolo, un ragazzo affetto da mutismo cade nel vecchio pozzo di un casolare abbandonato. Lottando tra la vita e la morte, nel disperato tentativo di risalire in superficie, farà l'incontro con una misteriosa creatura fatta di oscurità che brama la sua carne e il suo sangue. 

Ma in quella prigione di pietra, quello stesso mostro millenario vuole concedergli una possibilità, la salvezza in cambio di una promessa: abbandonarsi ai suoi doni per redimere la sua anima e sottrarsi al grande abisso. Inizia così, per il giovane Matia, un viaggio nelle storie della Sicilia, fuori e dentro al tempo, in compagnia di fantasmi, mostri, streghe e demoni, nel disperato tentativo di sconfiggere il male che si annida nell'animo umano e tornare a riveder la luce.

Le idee alla base di questo libro sono da ricercare nei messaggi veicolati dalle stesse creature che popolano l'abisso, significati riconducibili al potere dei ricordi, della consapevolezza, della riflessione, dell'introspezione. A quella lotta per il risveglio del proprio essere, della propria identità. A quei doni insidiosi come i sentieri dell'animo umano, che oscillano senza sosta tra le pulsioni più buie e le passioni più pure.

Dal romanzo traspare un grande amore per la tua terra, la Sicilia. Cosa ha di magico che ti lega a lei?

Il libro nasce in primis dalla volontà di recuperare parte delle leggende del folclore siciliano, rivisitandole in una chiave "moderna", contemporanea, diversa, a tratti fantasy e a tratti dark. Parte dei luoghi in cui sono ambientate le storie, che valorizzo non di proposito, appartengono alla mia infanzia e trovano un glorioso posto nel regno dei miei ricordi. 

"I doni dell'abisso" è un omaggio alla Sicilia, alla mia stupenda terra d'origine, a quel prezioso scrigno che custodisce le mie più care memorie.

Nel libro compaiono molte leggende e tradizioni folcloristiche siciliane. C'è una leggenda, una creatura fantastica, che ti ha colpito particolarmente?

Amo tutte le leggende e a tutte le creature fantastiche presenti nel libro, ognuna di esse rappresenta un lato importante della vita… manifestazioni, espressioni e sensazioni non scindibili dall'essere umano. Ma se proprio dovessi scegliere, direi che mi sento maggiormente affezionato alla storia di Cariddi: oltre a essere il racconto a cui ho dedicato maggiore tempo in fase di studio e documentazione, è quello in cui emerge in modo preponderante un'alta componente simbolica e uno stile dalle molte sfumature psicologiche e da precise contaminazioni filosofiche.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? 

Cosa bolle in pentola?

I progetti sono tanti, forse troppi! Da dove posso partire? È complicato, ma ci provo ugualmente. Una volta ultimato "I doni dell'abisso" mi ero ripromesso di riprendere in mano "Sussurri dalla locanda", un fantasy di stampo sword & sorcery che qualche tempo fa avevo presentato attraverso degli episodi sulla piattaforma Edizioni Open. E nell'ultimo periodo, dopo aver ricevuto alcune proposte editoriali in merito, la voglia di riorganizzare le idee per la stesura finale di questo manoscritto si è fatta piuttosto forte! 

Ci sarebbe anche un fantasy di quelli proprio crudi e sanguinosi, molto vicino al genere grimdark, riconducibile alla storia del "Portatore di anime" pubblicata nel 2019 nella mia antologia "Incantesimi nelle vie della memoria", che mi piacerebbe estendere.

In ultima analisi, ci sarebbe anche un folle progetto rivolto sempre alla rievocazione delle creature del folclore italiano… ma per adesso preferisco non svelare di più!
Fata Morgana - Disegno di Marco Pennacchietti
Fata Morgana - Disegno di Marco Pennacchietti

Oltre che essere autore, sei anche giornalista, professore, master di giochi di ruolo. In quale ruolo ti trovi più a tuo agio?

Questa è una proprio una bellissima domanda, a cui è davvero difficile trovare una riposta adeguata ed esaustiva. Penso di trovarmi esattamente al centro di tutte queste sfere personali, oggi soprattutto come non mai! 

Certo, essere master di giochi di ruolo mi ha influenzato parecchio, proprio perché l'immaginazione gioca un ruolo centrale: l'interpretazione di un personaggio consente al proprio Sé di esprimersi in molti modi, mentre la cooperazione del gruppo di giocatori dà vita al confronto costruttivo e affina la capacità di realizzare un'attività congiunta.

Grazie per essere stato con noi.

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