Intervista a Franco Giacoia

15.06.2021

CONOSCIAMO L'AUTORE DI "IL VORTICE DEI DANNATI"

Benvenuto Franco Giacoia,

Parlaci un po' di te. Chi sei? Cosa fai? E soprattutto dove vai?

Mi chiamo Franco Giacoia, sono nato a San Benedetto il 24 Novembre 1970 e nutro da sempre una passione sfrenata, profonda e sincera per la narrativa. Nella vita lavoro come operaio specializzato in una ditta di arredobagno; oltre che leggere e scrivere, amo trascorrere il tempo libero facendo sport per mantenermi in forma fisica e mentale, e viaggiando con la mia compagna in cerca dei borghi più caratteristici d'Italia (questo almeno ai tempi prima del Covid19).

Dove vado? Attualmente da nessuna parte a causa del lockdown, anche se per assurdo potrei volare alle Canarie ma non posso uscire dal Comune di residenza. Scherzi a parte, pur se i nostri spostamenti sono fisicamente limitati, la fantasia mi permette di proiettare la mia mente (per dirla alla De André) "oltre il confine stabilito che qualcuno ha piazzato ai bordi dell'infinito".

Cos'è per te la scrittura?

Una fotografia della realtà trasfigurata e tradotta in parole.

Hai un genere preferito o ti piace spaziare, sperimentare nuovi stili e nuovi generi?

Nasco come autore fantasy, ma in alcuni racconti ho spaziato nel noir e nella narrativa generica. Mi piace sperimentare perché credo che ogni autore in cerca di una voce propria abbia bisogno di osare. In narrativa preferirei evitare il termine "genere", dà troppo l'idea di una discriminazione letteraria. 

Un libro non dovrebbe mai essere condizionato da una classificazione per genere. A mio avviso esistono solo due categorie di libri: quelli scritti bene e quelli scritti male.

Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: Il vortice dei dannati. Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Da giovanissimo lessi un racconto pubblicato nel 1928, tratto dall'opera di Guido Milanesi "Mar Sanguigno" e intitolato "lu Scijò", che tradotto in sambenedettese suona come "tromba marina". Mi appassionai talmente tanto a questa leggenda del folclore marinaresco nostrano che decisi che prima o poi di avrei tirarci fuori un romanzo. Il concorso "Misteri d'Italia" dello scorso anno me ne diede finalmente l'opportunità.

Dal romanzo traspare un grande amore per il mare. Com'è il tuo rapporto con il mare?

Unico. Difficile dargli una definizione. Solo chi il mare lo vive dentro sa a cosa mi riferisco. Quello che posso dire è che quando sento il bisogno di riflettere, non c'è nulla che mi rilassi e ispiri di più di una passeggiata sul molo o sulla battigia.

Quali sono i valori del romanzo, e dei personaggi del romanzo?

Innanzitutto è un omaggio alla per me sacra figura del marinaio/pescatore, un lavoro duro e pericoloso che significa anzitutto stare per lunghi periodi lontano dagli affetti familiari; poi un omaggio al mare stesso, madre generosa ma anche severa e vendicativa che ha sì dato tanto, ma ha anche richiesto pesanti tributi in costo di vite. 

In questo romanzo ho cercato di far emergere una discreta varietà di sentimenti antitetici, come ad esempio amore e odio (per il mare appunto generoso e spietato), perdono e castigo, libertà e prigionia (le catene che come lo Scrooge di Dickens forgiamo con le nostre stesse mani, un anello dopo l'altro).

Se tu potessi navigare per i mari, dove andresti?

Ovunque venti e maree mi portassero, perché come disse Hemingway: il mondo è un bel posto e per esso vale la pena di lottare.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Cosa bolle in pentola?

A parte pasta e fagioli? No, dai. In verità ho diversi progetti in mente, e non solo in ambito fantastico, anche se preferisco vivere un giorno alla volta facendo ampi respiri e assaporando ogni istante in quanto unico e irripetibile.

Grazie per essere stato con noi.

Grazie a voi per avermene dato modo.