Intervista a Elisa Cordovani

05.11.2020

LA POETESSA DI "UN GIOCO CHE NON SONO IO" SI RACCONTA

Benvenuta Elisa Cordovani,

Parlaci un po' di te. Chi sei? Cosa fai?

E soprattutto dove vai?

Salve a tutti, per prima cosa voglio ringraziare per questo spazio che NPS Edizioni mi concede.

Mi presento, sono Elisa, una felice e malinconica ragazza: felice di ciò che ha ed è in questo momento e malinconica perché ho una sfumatura di tristezza che appartiene al mio carattere. Sono impiegata nella grande distribuzione e volontaria nel terzo settore in diverse realtà associative, tra cui una che si occupa di aiutare i bambini malati di cancro. Vado verso il futuro portando con me due propositi: coltivare le mie passioni e cercare di realizzare alcuni sogni nel cassetto.

Cos'è per te la scrittura?

È lo strumento per eccellenza attraverso cui esprimere le mie emozioni e comunicare in primis con me stessa e poi con chi mi circonda. La scrittura è la strada per un viaggio meraviglioso nella propria e altrui interiorità.

Hai un genere preferito o ti piace spaziare, sperimentare nuovi stili e nuovi generi?

Amo sperimentare e mettermi alla prova, lo trovo soprattutto un ottimo esercizio per chi ama scrivere e desidera migliorarsi. Ho scritto poesie, racconti e alcuni monologhi teatrali e da tanti anni scrivo un diario e quelle che io definisco "le lettere mai spedite"; lettere per persone amiche, per personaggi noti o semplicemente per personaggi che vivono solo nella mia fantasia.

Parliamo del libro che hai pubblicato con NPS Edizioni: "Un gioco che non sono io".

Qual è la sua storia? Come è nata l'idea?

Sono poesie che trattano il tema della violenza di genere, un argomento che mi è sempre stato a cuore, le ho scritte nel corso degli anni, direi nell'arco di una quindicina di anni. Nascono dalla mia esperienza personale di vittima di stalking e dall'ascolto delle storie di altre donne, che mi hanno confidato le loro esperienze, sia durante la formazione come operatrice in un Centro anti violenza, sia nella vita privata.

Ho avvertito la necessita pressante di esternare il dolore, la paura, la solitudine e purtroppo le tragedie con cui sono entrata in contatto. Quando Romina Lombardi, la direttrice del magazine L'Ordinario, mi ha proposto in collaborazione con NPS Edizioni, la realizzazione di questo libro con le illustrazioni dell'artista Alice Walczer Baldinazzo, vi ho visto la cornice ideale dove inserire queste poesie con il proposito di iniziare un percorso di sensibilizzazione e di confronto su questa tematica.

Come mai la poesia? È il genere che ti ha scelto o tu hai scelto questo genere?

Ho sempre amato la poesia perché la considero la più grande possibilità di libertà per chi scrive e per chi legge. Quindi l'ho scelto come genere perché incarna perfettamente un mio desiderio: di riuscire a scrivere un'emozione personale che lascia la libertà a chi legge di sperimentarne una diversa; per me una poesia è una storia, una narrazione diversa per ogni persona. So di essere riuscita nel mio intento se scrivo una poesia sull' addio e magari chi legge vi scova un altro significato, un'altra lettura, un'altra storia.

C'è una poesia, della silloge, a cui sei particolarmente legata? Come mai?

Sono in realtà di più: Donna Amicizia, che è il mio addio a una carissima amica, Alessandra Marchiseppe, morta alcuni mesi prima dell'avvio di questo progetto; Alessandra mi aveva fatto promettere che le mie poesie non sarebbero rimaste chiuse in un cassetto e questo libro è dedicato a lei e a tutto quello che mi ha donato negli anni come donna. Sono molto legata anche alle tre poesie scritte dopo la tragedia di Elisa Amato, uccisa dall'ex nel 2019: una vicenda che mi ha toccato moltissimo, facendomi domandare cosa provano tutti coloro a cui viene strappata una figlia, una sorella, un'amica.

Come è stato vedere le proprie poesie rappresentate visivamente da Alice Walczer Baldinazzo?

Ho acconsentito immediatamente alla collaborazione con Alice, perché avevo visto il suo lavoro per Giovani Inversi, e la considero un'artista di grande sensibilità e di notevole talento e sapevo che non sarebbe stata né banale né commiserevole, perché l'intento di questo progetto è di dare un messaggio positivo e di forza, rappresentare queste donne, non come vittime ripiegate su sè stesse, ma forti e coraggiose, in grado di dire no e uscire dalla situazione drammatica in cui si trovano.

Progetti futuri?

Dopo l'esperienza del festival Lucca Città di Carta, certamente di lavorare in sinergia, per portare questa esperienza bellissima a successive edizioni. Dal punto di vista della scrittura, sto lavorando in questo momento ad un romanzo.

Grazie per essere stata con noi!