I personaggi di Era l'11 settembre

22.01.2023

CONOSCIAMO I PROTAGONISTI DEL ROMANZO DI MIRKO TONDI

"Finito il vialetto, lo vidi comparire sulla porta. Non era l'ometto basso e indifeso che avevo immaginato. Era anzi di un'altezza solenne, ben piazzato nel fisico. Mi fece un gesto incerto, retorico, come a dire che era lì, anche se sapeva che l'avevo già visto. Poi rimise le mani in tasca, dove stavano prima. Indossava una vecchia tuta acetata con delle strisce in rilievo ai lati dei pantaloni, ai piedi le ciabatte.

Da vicino la sua figura mi pareva ancora più massiccia. Allungai una mano e subito sentii la sua stretta rassegnata, assente, in totale disaccordo con l'imponenza della sua mole; c'era in quella presa una mollezza parente della disperazione, un grido trattenuto, un pianto che avrebbe voluto uscire e invece implodeva nel corpo. Non parlò, fece solo un cenno col capo. Dopo lasciò il compito alle mani, e quelle mi dissero di seguirlo."

In queste righe, ecco l'incontro tra i due protagonisti del libro, introdotto dalla voce narrante: da una parte Nando Barrella, pensionato ottantenne che decide di scrivere, anzi, di far scrivere, la sua vita; dall'altra colui che racconta, ovvero il ghost-writer senza nome che accetterà l'incarico. Eppure quest'ultimo si accorgerà presto che Barrella non è un cliente come gli altri. Tra loro si instaura un legame che va oltre le aspettative, un rapporto amichevole e giocoforza confidenziale che a tratti potrebbe anche sembrare una relazione padre-figlio. Del resto il ghost-writer ha la metà degli anni dell'anziano cliente, il quale ha perso un figlio quindici anni addietro, a causa di un incidente.

Barrella è intenzionato a fissare su carta la propria vita prima che i ricordi possano svanire, è questo che teme. Si crogiola nel dolore, poiché è convinto di essere stato lui stesso, con la sua distanza e la sua mancanza di comprensione, ad aver causato l'incidente del suo unico figlio (avvenuto proprio l'11 settembre, in coincidenza con l'attentato alle Torri Gemelle). Per questo motivo non può darsi pace, e prova una perenne afflizione che - a suo giudizio - rappresenta la giusta punizione per quello che ha fatto: dare la forma di un libro alla propria esistenza è ormai diventato il suo unico obiettivo. 

Barrella ricorderà nelle pagine della sua vita pure la moglie, vittima anch'essa della sua rigidità e del suo carattere dispotico. È lui stesso, infatti, a raccontare al ghost-writer di come sia riuscito nel tempo a frustrare la sua attitudine musicale, dato che lei avrebbe voluto suonare il pianoforte e lui ha sempre minimizzato questa passione. 

Nel romanzo viene citato il pittore danese Hammershøi, di cui ho scelto l'immagine qui sotto, in cui una donna è in piedi, di spalle, vicino a un pianoforte, per rappresentare la scena.

Il ghost-writer porta avanti il suo compito con dedizione ma, come leggeremo nel romanzo, la professione che svolge (insieme ad altri lavori nel campo editoriale, per esempio redazione ed editing di testi) è solo un ripiego rispetto alle sue ambizioni fallite di scrittore. Molte delle sue riflessioni convergeranno in effetti sul tema del fallimento, nonché sulla scrittura in generale. Ha scelto lui stesso di vivere nella precarietà, andando contro un destino di impiegato che gli aveva riservato suo padre. Ma la sua insoddisfazione per non essere riuscito in ciò che sperava, in ciò su cui aveva riversato tutte le proprie energie e speranze, lo porta a fare esperienza di profondi sbalzi d'umore, che si riverberano sull'atmosfera familiare. 

Come spesso accade, rischia insomma di non accorgersi di quanto siano importanti le persone che gli stanno accanto, in questo caso particolare sua moglie e la sua piccola figlia: dunque non mancano nell'evolversi della storia attimi di tensione fra le pareti di casa. Non ultima, a complicare la quotidianità del ghost-writer, la sua tendenza ossessiva, che lo imprigionerà in più di un'occasione fra spasmodiche ricerche internet e nottate insonni.